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Opinioni

Le due “Italie” oggi: mercato del lavoro e istruzione

Anche in questo articolo l’analisi in serie storiche dei dati ISTAT mediante l’utilizzo del software Gretl, concentrandoci su alcune variabili che secondo noi, meglio di altre, aiutano a capire l’evoluzione delle condizioni sociali in Meridione e la loro differenza con quelle del resto del paese.

PIL pro capite

Prima determinante da prendere in esame è senza dubbio l’andamento del PIL pro capite del Mezzogiorno a partire dai primi anni 2000, confrontando la sua evoluzione in rapporto a quella del Centro-Nord (Grafico 1).

Grafico 1 – Pil pro capite del Mezzogiorno (indici Centro-Nord=100. Anni 2001- 2014. Elaborazioni su dati Istat.

Il divario riscontrato è impressionante: si osserva un Mezzogiorno che percepisce un reddito pro capite che è poco più della metà di quello centro-settentrionale.

Mercato del lavoro

Anche le dinamiche lavorative appaino poco lusinghiere per il Sud, con tassi di disoccupazione standard che risultano, secondo gli ultimi dati del 2015, più del doppio rispetto a quelli fatti registrare al Centro-Nord (8,83%). Per quanto riguarda la disoccupazione giovanile, l’Istat pubblica un conto ancora più significativo: il Meridione presenta a oggi tassi del 54% rispetto al 32% analizzato nelle zone del Centro-Nord (Grafico 2). La situazione occupazionale è andata peggiorando lungo tutto l’arco della crisi, quasi rappresentandone uno dei maggiori epicentri. Solo nell’ultimo anno si è riscontrata una riduzione della disoccupazione nel Meridione, pur ancora in un quadro di persistente fragilità.

Grafico 2 – Andamento del tasso di disoccupazione (15 anni e oltre) sulla sinistra; e del tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) sulla destra. Per Meridione (blu) e Centro-Nord (rosso). Anni 2001-2015. Elaborazioni su dati ISTAT.

Istruzione: capitale umano

La capacità di un territorio di dare lavoro e possibilità di realizzazioni ai giovani è un elemento fondamentale per la crescita e lo sviluppo futuro. E’ proprio per questo che ci sembra interessante l’analisi degli sbocchi occupazionali per diplomati e neolaureati ed in particolar modo anche l’abilità delle regioni del Sud e Nord Italia di rendere attrattivi i propri centri di istruzione e formazione. La situazione del Meridione sembra anche sotto questo profilo estremamente delicata e complessa. Per quanto riguarda i tassi di scolarizzazione superiore, si dimostrano più contenuti rispetto a quelli del Centro-Nord. Nel 2015 il valore registrato nel Settentrione era dell’82%, rispetto al 75% del Sud Italia (Grafico 3). Ma i dati più allarmanti sono quelli relativi ai tassi di scolarizzazione terziaria, occupazione dei laureati e attrattività delle università.

Grafico 3 – Tasso scolarizzazione superiore: popolazione in età 20-24 anni che ha conseguito almeno il diploma di scuola secondaria superiore. Per Meridione e Centro-Nord. Anni 2004-2015. Elaborazione su dati ISTAT.

La forbice tra i tassi di scolarizzazione terziaria del Centro-Nord e Meridione si è ampliata ancora, a iniziare dal 2013, proseguendo fino al 2015 (Grafico 4), per un distacco ad oggi di quasi 9 punti percentuali (rispettivamente 28,6% e 19,7%). La stessa occupazione post laurea ha fatto passi indietro dal 2012, passando dal 48% al 33% del 2014 (Grafico 5). Anche al Centro-Nord si è presentato lo stesso tipo di flessione, ma il distacco rimane impietoso (66% registrato per il Settentrione a fine 2014). 

Grafico 4 – Tasso di scolarizzazione terziaria. Confronto tra Meridione e Centro Nord. Elaborazioni su dati Istat.

Grafico 5 – Tasso di occupazione post laurea 2006-2014, confronto Meridione e Centro Nord. Elaborazioni su dati Istat.

Interessante aspetto da considerare è proprio l’indice di attrattività delle Università che rappresenta il rapporto tra saldo migratorio netto degli studenti e il totale di quelli immatricolati. Il Meridione dall’inizio degli anni 2000 continua a mostrare uno svuotamento senza freni dei propri centri di istruzione (Grafico 6), la fuga sembra inarrestabile e ciò non fa che sottolineare la mancanza di capacità del Sud di attirare e formare i propri giovani che trovano sede nelle Università romane e del Nord Italia.

Grafico 6 – Indice di attrattività delle Università. Rapporto tra saldo migratorio netto degli studenti e il totale degli studenti immatricolati in percentuale. Per Meridione in alto e Centro-Nord in basso. Anni 2001-2014. Elaborazione su dati ISTAT.

Questa evidente debolezza del Sud nella formazione si rivela ancor più chiaramente se si volge lo sguardo a quelli che l’ISTAT definisce giovani NEET, ovvero ragazzi tra i 15 e i 29 anni non occupati né inseriti in un percorso regolare di istruzione/formazione. Questa quota di giovani è cresciuta sia al Centro-Nord che al Sud dal 2004 al 2015, ma se al Nord non supera il 20%, nel Mezzogiorno, si toccano oggi valori del 35% (Grafico 7).

Grafico 7 – Tasso giovani NEET: giovani tra i 15 e i 29 anni non occupati né inseriti in un percorso regolare di istruzione/formazione in percentuale sulla popolazione nella corrispondente classe di età (media annua). Per Meridione e Centro-Nord. Anni 2004-2015. Elaborazione su dati ISTAT.

Le dinamiche proposte nel secondo paragrafo e in quest’ultimo hanno avuto lo scopo di evidenziare il grande solco esistente tra Nord e Sud del paese riguardo ciò che, (Brasili C. e al, RegiosS, 2014) chiama “Capitale territoriale”, di cui abbiamo riportato alcune componenti: Capitale produttivo (es Produttività lavoro); Capitale cognitivo (es Capacità innovativa, ovvero spesa in R&D) e Capitale Umano (es NEET ed istruzione terziaria). Queste variabili sono fondamentali per approcciarsi alla questione del sottosviluppo meridionale, ed i policy maker devono assolutamente concentrarsi su di esse per comprendere le reali dimensione della divergenza e intraprendere politiche economiche atte a ridurla.

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