La pubblicazione de “Il capitale del XXI” dell’economista francese Piketty ha riportato in primo piano il tema della disuguaglianza. Per la verità la letteratura scientifica sull’argomento era già florida di contributi quali ad esempio quelli di Atkinson (con cui peraltro Piketty ha collaborato spesso) e del Premio Nobel Deaton, i quali, sebbene con punti di vista differenti, hanno cercato di inquadrare e analizzare il problema in maniera rigorosa. Tuttavia, soprattutto sulla scorta di quanto pubblicato dal già menzionato economista francese, molti lavori fanno risalire la questione all’annoso problema della differenza di remunerazione tra i fattori della produzione, in particolare alla diade marxista capitale-lavoro.
Il presente contributo vuole indagare la questione da un punto di vista diverso, sia perché basato su un’analisi microeconomica, sia perché esce dal solco delle usuali interpretazioni del fenomeno. Esso prende spunto dal lavoro di Rustichini e Proto (2015) che evidenzia come alcuni tratti della personalità possano influenzare il rapporto tra reddito e soddisfazione del proprio stile di vita. Tale lavoro poggia le basi su alcune evidenze quali l’effetto positivo tra reddito e soddisfazione, anche se tali risultati sono più marcati su dati panel rispetto a quelli in serie storica, i quali danno adito al “Paradosso di Easterlin”. Inoltre, esso si inserisce sulla via tracciata recentemente da alcuni economisti che hanno iniziato ad introdurre i tratti della personalità nei modelli economici ed altri che riconoscono nei tratti della personalità delle basi biologiche.
Personalità, Reddito e Soddisfazione
Più in dettaglio il lavoro di Proto e Rustichini valuta come cinque tratti della personalità, noti come “The Big Five”, influenzino il rapporto tra reddito e soddisfazione. Le variabili prese in considerazione sono quindi:
- Soddisfazione del proprio stile di vita
- Reddito
- Tratti della personalità (Stabilità Emotiva, Estroversione, Coscienziosità, Amicalità, Apertura Mentale)
Senza soffermarci troppo sui tecnicismi propri del modello costruito dai due economisti, rileviamo che la stabilità emotiva è l’unico dei cinque tratti della personalità che ha un effetto quantitativamente rilevante sul rapporto tra reddito e soddisfazione dello stile di vita. Nessun altro tratto infatti risulta avere un impatto così importante nella definizione del rapporto tra le due variabili. Oltre a ciò emerge che il decremento marginale che spesso si osserva nel rapporto tra reddito e soddisfazione è dovuto interamente dall’effetto causato dalla stabilità emotiva. Come notiamo chiaramente dalla Figura 1, ad individui con un alto livello di instabilità emotiva (top 5% – linea continua) è associata una relazione tra reddito e soddisfazione molto più concava rispetto a quelli con una migliore stabilità emotiva (bottom 5% – linea tratteggiata). Si vede anche chiaramente che la curva è più ripida per bassi livelli di reddito rispetto a livelli di reddito maggiore. Un altro risultato del paper riguarda il fatto che l’instabilità emotiva negli uomini ha un impatto molto maggiore rispetto alle donne.

Fig.1: OLS: Soddisfazione su Reddito per due database (GER e UK) – Linea tratteggiata bottom 5% instabilità – Linea continua top 5% instabilità
Per stabilità emotiva si intende essenzialmente il controllo delle emozioni e il controllo degli impulsi. Moderni studi associano questo tratto della personalità alla sensibilità a risultati negativi, minacce e punizioni. Plausibilmente gli autori assumono quindi che soggetti con maggiore instabilità abbiano pensino maggiormente alla possibilità che possano fallire o subire una perdita. Similmente a quanto accade per l’avversione al subire una perdita nella Prospect Theory.
Instabilità Emotiva, Disuguaglianza e Gender Gap
Visto che l’instabilità emotiva rende concavo il nesso tra reddito e soddisfazione sembra che individui con un alto livello di instabilità emotiva si godano maggiormente il loro reddito rispetto a quelli con maggior stabilità se entrambi sono più poveri. Al contrario, se sono ricchi, i soggetti con maggior stabilità emotiva si godono maggiormente il proprio reddito rispetto a quelli più instabili. Infatti, l’elasticità della relazione risulta essere maggiore, nel caso di alta stabilità, a livelli di reddito più bassi e mentre nel caso di alta stabilità emotiva rimane pressoché la stessa, nel caso di alta instabilità essa aumenta all’aumentare del reddito.
Per spiegare questi risultati viene preso in considerazione un semplice modello strutturale dove le aspirazioni di reddito dei soggetti sono determinate dai tratti della personalità e il reddito è una funzione delle aspirazioni, inoltre si assume che la risposta in termini di soddisfazione, rispetto alla differenza tra aspirazione e reddito reale, sia proporzionale all’instabilità emotiva. Le stime del modello mostrano che l’elasticità tra reddito e soddisfazione aumenta con l’instabilità per redditi bassi e viceversa diminuisce per redditi alti. Questo risultato mostra che le aspirazioni di reddito sono soddisfatte in media maggiormente per redditi bassi rispetto ai redditi alti.
Oltretutto stimando l’elasticità come variabile dipendente dei tratti della personalità, emerge come le persone più ricche, avendo una personalità diversa dai poveri, stimano più correttamente quanto starebbero peggio se esse stesse fossero povere, e forse proprio per questo esse non lo sono. Questi risultati potrebbero dare una chiave esplicativa diversa rispetto alla questione della disuguaglianza che rimane un tema quanto mai aperto ed attuale.
La ricerca di Proto e Rustichini potrebbe anche contribuire a spiegare la questione del gender gap visto che, come detto in precedenza, anche la stabilità emotiva tra donne e uomini è diversa in relazione al livello di reddito.
Proto E., A. Rustichini (2015) “Life Satisfaction, Income and Personality”; IZA Discussion Paper No. 8837.
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